Clausole di diseredazione cosa sono e quando sono invalide secondo la legge italiana.

Clausole di diseredazione: cosa sono e quando sono invalide?

Le clausole di diseredazione sono valide?

Scopri quando è possibile escludere un erede con il testamento e in quali casi la clausola è nulla o inefficace.

Clausole di diseredazione e invalidità: guida completa

Nel linguaggio giuridico, la diseredazione è l’atto con cui un testatore dichiara espressamente nel proprio testamento di escludere un soggetto dall’eredità. Tuttavia, non tutte le clausole di diseredazione sono valide: in molti casi possono risultare nulle o inefficaci, soprattutto se violano la quota di legittima spettante agli eredi necessari. In questo articolo analizziamo cosa dice la legge italiana su queste clausole e quando sono considerate invalide.

Cosa si intende per clausola di diseredazione

Una clausola di diseredazione è una disposizione testamentaria con cui il testatore esclude esplicitamente una persona dall’eredità, anche se normalmente sarebbe chiamata per legge alla successione.

Esempio tipico:

“Escludo mio figlio Marco da ogni mia successione, per ragioni personali e familiari.”
Ma può un genitore realmente diseredare un figlio? La risposta dipende dalla qualità di erede e dalla struttura della successione legittima e necessaria.

Chi non può essere diseredato: i legittimari

Il nostro ordinamento tutela in modo particolare alcuni soggetti, detti eredi legittimari, ai quali la legge riserva una quota minima di eredità (art. 536 c.c.).

Si tratta di:

• Coniuge;
• Figli (o, in assenza, discendenti);
• Genitori (solo in assenza di figli).

Questi soggetti non possono essere esclusi dal testamento, a meno che non siano formalmente indegni o abbiano rinunciato all’eredità.

Una clausola che li disereda, senza fondamento giuridico, è inefficace: il legittimario potrà comunque agire in giudizio per ottenere la quota di riserva, attraverso l’azione di riduzione (art. 557 c.c.).

Quando la clausola di diseredazione è nulla o inefficace

Una clausola di diseredazione è considerata illegittima o invalida quando:

• Viola la quota di legittima;
• È contraria all’ordine pubblico successorio;
• Si basa su motivi discriminatori, illeciti o contrari alla dignità personale;
• Riguarda soggetti non formalmente dichiarati indegni secondo l’art. 463 c.c.

Esempio:

“Diseredo mia figlia perché ha sposato una persona di diversa religione.”
Clausola nulla, perché fondata su un motivo discriminatorio e lesiva dei diritti indisponibili della figlia.

Clausola di diseredazione e indegnità a succedere: differenze

Occorre distinguere tra:

• Diseredazione: atto unilaterale del testatore volto a escludere un erede.
• Indegnità a succedere: situazione disciplinata dalla legge (art. 463 c.c.), che colpisce chi ha tenuto comportamenti gravissimi verso il de cuius (es. tentato omicidio, falso testamento, calunnia).

L’indegnità va dichiarata dal giudice, su richiesta di chi ha interesse, e non può essere disposta arbitrariamente dal testatore.

Quando la diseredazione è possibile

La diseredazione può essere valida:

• Quando riguarda eredi non legittimari (es. fratelli, nipoti, amici);
• Quando è accompagnata da disposizioni che rispettano la quota di legittima degli altri eredi;
• Quando viene esplicitamente espressa nel testamento, secondo la volontà del testatore (es. diseredazione tacita per esclusione di un erede legittimo, accompagnata da attribuzione dell’intero patrimonio ad altri legittimari).

Conclusioni

La clausola di diseredazione, se non conforme ai principi del diritto successorio italiano, è spesso inefficace o nulla. I legittimari non possono essere esclusi arbitrariamente e mantengono sempre il diritto a ottenere la propria quota di riserva.

Per redigere un testamento valido e solido, è fondamentale affidarsi a un avvocato esperto in diritto delle successioni, che sappia bilanciare la volontà del testatore con il rispetto delle norme inderogabili.

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