Affidamento dei figli durante il coronavirus

Coronavirus e l’affidamento dei figli: istruzioni per l’uso…

Come comportarsi se si è genitori separati o divorziati nell’era del Coronavirus? Quali sono le regole per  l’affidamento dei figli durante il periodo del Coronavirus?

Essere genitori separati o divorziati nell’era del coronavirus, quando si hanno figli minorenni, non è affatto facile.

Ormai i telefoni degli studi legali degli avvocati matrimonialisti scottano perché tantissime sono le richieste di chiarimenti da parte della gente circa la possibilità dei genitori non collocatari dei figli, quasi sempre i padri, di continuare a vedere e tenere con sé i ragazzi secondo il calendario deciso in Tribunale.

E’ di sicuro una questione di straordinaria importanza, molto scivolosa e sentita dai milioni di famiglie separate e divorziate, ma anche dalle famiglie di fatto che si sono disgregate.

 

Affidamento dei figli nella separazione

Spesso l’affidamento dei figli è motivo di aspro contrasto giudiziario tra i genitori, senza esclusione di colpi, tra perizie e servizi sociali che spesso sono delegati dal giudice per cercare di individuare la migliore soluzione possibile nell’interesse dei figli contesi. Ogni giorno si consumano battaglie in Tribunale di questo tipo ricordando il famoso film “Kramer contro Kramer”. Ne ho viste tante di situazioni drammatiche su questo versante.

Nel 2006 la legge 54 introdusse nel nostro Paese l’istituto dell’affidamento condiviso dei figli. Fu una legge rivoluzionaria che sancì il principio della bigenitorialità, seguendo la scia delle convenzioni internazionali. Fu sancito il diritto dei figli minorenni di mantenere rapporti costanti e significativi con entrambe le figure genitoriali, e con i parenti fino al quarto grado, anche in caso di disgregazione della famiglia. Dunque un diritto dei figli, più che dei genitori. Si trattò di rivoluzione copernicana del nostro diritto di famiglia e della cultura sociale.

Dal 2006 tante cose sono cambiate. Oggi l’affidamento condiviso è la regola (90% dei casi), mentre quello esclusivo è l’eccezione. Ciò significa parità genitoriale e dovere di concorrere alle decisioni più importanti relative alle scelte di vita e agli indirizzi educativi per la prole. Ovviamente anche in caso di affidamento condiviso viene scelto il genitore collocatario presso cui i figli restano a vivere in modo prevalente.

 

Diritto alla bigenitorialità

Da una parte c’è il diritto alla bigenitorialità, dall’altra il diritto alla salute dei figli. Da un parte c’è una sentenza del giudice, dall’altra un decreto che ha compresso la libertà di movimento dei cittadini, fatte salve le eccezioni, per arginare i contagi. Tra queste eccezioni si legge che è consentito spostarsi al genitore non collocatario per andare a trovare e prelevare i figli secondo quanto deciso in sede di separazione o divorzio (art. 13 decreto dell’8 marzo 2020).

Occorre bilanciare vari diritti e doveri. E non è facile.

Partiamo dal presupposto che ogni vicenda familiare ha le sue dinamiche e specificità. Ci sono padri (e talvolta madri) separati/divorziati che abitano vicino ai figli, ma ci sono anche quelli che invece abitano lontano, in altre città o regioni diverse. Ci sono figli di tre anni da andare a prendere e figli di diciassette. Ci sono figli unici e famiglie con due o tre figli in affidamento condiviso. Ci sono padri che vivono in appartamenti grandi e confortevoli e quelli che vivono in situazioni precarie o sono ospiti dei loro anziani genitori. L’attuale decreto non fa distinzioni.

 

Il ruolo degli avvocati matrimonialisti nella separazione e divorzio

Ecco che emerge il ruolo fondamentale degli avvocati che devono mediare e cercare di trovare soluzioni ad hoc al caso concreto. Gli avvocati di sicuro stanno facendo la loro parte. In assenza di disposizioni precise e
compatibili con la specificità delle dinamiche di questa o quella famiglia, gli studi legali stanno lavorando per trovare soluzioni, parlando alle coppie, cercando di far prevalere la più importante delle norme non scritte: il buon senso.

 

Non si contano le telefonate del tipo “avvocato sono un padre separato, posso andare e fare visita ai miei figli secondo quando ha disposto la sentenza?” oppure “avvocato sono una madre divorziata, ho letto che i
bambini devono restare a casa. Il mio ex vuole venire a prenderli nel prossimo fine settimana. Posso oppormi? La legge che dice in questi casi?”

 

Dal mio osservatorio privilegiato posso testimoniare che mai come adesso molti padri e madri hanno riallacciato fondamentali canali di comunicazione. La gran parte dei genitori non collocatari, dopo aver valutato le difficoltà logistiche e il concreto pericolo per i figli e per altre persone, hanno sospeso
responsabilmente il loro diritto di visita e il fine settimana alternato. Si è trattata di una prova d’amore e di responsabilità.

Ci sono casi invece in cui i genitori non collocatari abbiamo deciso di andare a prendere i figli fuori città o regione, forti del decreto del governo.

Poiché ogni vicenda ha le sue dinamiche, i criteri che alcuni avvocati stanno attuando per capire se è il caso di consigliare ai propri assistiti o ai genitori/controparte di sospendere il diritto di visita/frequentazione
sono questi, salvo variabili:

  1. Valutare la distanza geografica del domicilio del genitore non collocatario rispetto a quella dei figli.
    Nei casi di distanze superiori ai trenta chilometri viene sconsigliato di andare a prendere i figli dall’altro genitore;
  2. Acquisire informazioni sul nucleo familiare attuale del genitore non collocatario per sapere se ci sono persone anziane (nonni o altri parenti). Se ci sono anziani evitare di metterli in contatto con i
    figli;
  3. Acquisire informazioni sul tipo di abitazione del genitore non collocatario. In caso di monolocali o comunque appartamenti di ridotte dimensioni sarebbe difficile mantenere la distanza di sicurezza
    tra genitore e figli, e magari nuova compagna o consorte. Pertanto sconsigliare in questi casi di portare i figli a casa;
  4. Se il figlio ha meno di cinque anni evitare in ogni caso gli spostamenti;
  5. Se il genitore non collocatario è stato a contatto con persone contagiate o ha avuto malesseri, è assolutamente sconsigliato.

 

Il diritto di visita nelle separazioni e divorzi

Sul piano giurisprudenziale vi è stata già una pronuncia del Tribunale di Milano dell’11 marzo scorso che con un decreto del giudice Gasparini ha sancito, in una procedura di urgenza, che le statuizioni delle separazioni e divorzi, incluse quelle concernenti il diritto di visita, prevalgono sulle direttive del governo che hanno sancito il distanziamento sociale. Il giudice ha motivato che “ nessuna chiusura in ambito regionale può giustificare violazioni di provvedimenti di separazione e divorzio”.

Questo provvedimento ha diviso gli addetti ai lavori e non poteva essere altrimenti. Ma ha un suo peso importante.

Questo periodo ha sottolineato che la tecnologia ci è di aiuto. Esiste Skype ed esistono altri sistemi di contatto in video. Questo strumento può essere di aiuto per non fare sentire soli i figli e dare un segnale quotidiano della propria presenza. E lo stesso buon senso deve imporre al genitore collocatario di spiegare ai figli il perché dell’assenza dell’altro genitore.

E’ ovvio che l’autorevolezza degli avvocati in questioni così delicate sia decisiva. Non è facile far desistere un proprio cliente dall’andare a trovare i propri figli. Ma spesso ci sono riuscito, come altri colleghi, perché mi sento intimamente più avvocato dei figli che dei genitori.

 

Avv. Gian Ettore Gassani

Presidente nazionale dell’AMI – Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani

Studi – Milano via Podgora 10 (20122) tel. 02 25 139 999
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