Padre detenuto e arresti domiciliari: deve provare l’impossibilita’ dell’assistenza materna

Cassazione penale , sez. VI, sentenza 31.07.2009 n° 31772

 

Si deve osservare come in tale decisione la Corte ha confermato un suo precedente orientamento che, sanciva l’insussistenza del divieto di custodia cautelare in carcere previsto dall’art. 275, comma 4, c.p.p. nei confronti dell’imputato padre di prole di età inferiore ai tre anni, allorché l’impossibilità di prestare ad essa assistenza da parte della madre non si presentava come assoluta (Cass. Pen., sez. II, sentenza 9 dicembre 2003, Sammaritano).

L’attività lavorativa della madre, infatti, sebbene svolta quotidianamente e con orari che la impegnino per più di otto ore, non le impedisce automaticamente di accudire il figlio, anche piccolissimo.

La Corte ribadisce l’uniforme e consolidato principio secondo cui l’attività lavorativa dell’unico genitore o di entrambi i genitori non impedisce in via generale di prendersi cura dei figli, anche eventualmente con l’aiuto di familiari disponibili o con il ricorso a strutture pubbliche o private abilitate.

In questo contesto processuale – penalistico si deve osservare che, l’applicazione della misura cautelare in carcere è, subordinata all’esistenza di specifiche e tassative condizioni generali di applicabilità. Proprio a tale proposito la Carta Costituzionale con gli artt. 13 e 27 Costituzione specifica implicitamente che le restrizioni alla libertà personale devono essere adeguate all’interesse da tutelare e, quindi, ridotte al minimo sacrificio possibile per le persone. Nei confronti del ricorrente, la Corte ha rilevato che ricorrevano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, posto che costui si era reso latitante all’atto dell’emissione della misura ed era stato arrestato dopo alcuni mesi a seguito di una complessa attività di ricerca.

 

ALTALEX – CESIRA CRUCIANI