Cassazione: carcere unico rimedio per marito violento recidivo

Non può neanche protestare se viene arrestato

 

Un marito violento, e per giunta recidivo, non può “protestare” se viene arrestato. E’ questa, in sintesi, la motivazione con la quale la Cassazione ha confermato il carcere per un immigrato accusato di violenza privata, minacce e lesioni aggravate nei confronti della moglie. La difesa di chiedeva l’annullamento della decisione del tribunale del riesame secondo il quale la custodia in carcere era “l’unica misura restrittiva adeguata ai fatti contestati”. Secondo il legale i fatti contestati sarebbero “maturati nell’ambito di una lite accesa tra coniugi troppo passionali” e per questo sarebbe stato possibile disporre “misure alternative alla privazione totale della libertà”.

Una tesi che i giudici della quinta sezione penale della Cassazione non condividono soprattutto perché già tre mesi prima dell’arresto il marito era stato condannato sempre per maltrattamenti alla moglie. I nuovi episodi, osservano i magistrati nella sentenza 7775, dimostrano “l’incapacità di autocontrollo” e “il concreto pericolo di recidiva”. Ciò che è successo tra il marito e la moglie viene definito dalla Corte “un’ aggressione unilaterale nel corso della quale la donna ha riportato lesioni gravi”. Altro che lite passionale.

 

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